FINE VITA. MORETUZZO-BULLIAN (PAT-CIV): LEGA AUTONOMISTA A ORE ALTERNE
(ACON) Trieste, 20 giu - "I leghisti, anche quelli regionali,
in questi giorni esultano per i passi in avanti della riforma
sull'autonomia differenziata", affermano in una nota Massimo
Moretuzzo ed Enrico Bullian, rispettivamente presidente e
consigliere regionale del Gruppo del Patto per l'Autonomia-Civica
Fvg. "Tuttavia, contemporaneamente, i leghisti del Fvg respingono
la proposta di legge regionale di iniziativa popolare sul fine
vita (di natura esclusivamente procedimentale e organizzativa,
figlia della sentenza della Corte costituzionale 242/2019)
nascondendosi dietro la presunta competenza esclusivamente
statale. E usando in aula lo scudo della "questione
pregiudiziale", che ha cassato perfino la discussione del
provvedimento nell'assemblea legislativa".
"Ieri - aggiungono i due consiglieri - è stata scritta una brutta
pagina del Consiglio regionale del Fvg: la proposta sottoscritta
da 8mila cittadini è stata liquidata in maniera inqualificabile,
senza nemmeno che la Maggioranza di centrodestra riconoscesse la
dignità di un dibattito a una proposta di legge di iniziativa
popolare. Alla faccia dell'autonomismo, della sussidiarietà, del
protagonismo dei territori, di cui si riempiono la bocca. Abbiamo
assistito alla nascita di una nuova forza politica: i
leghisti-autonomisti a ore alterne: dopo grandi strilli di tromba
per il passaggio parlamentare sull'autonomia differenziata, nel
nostro Consiglio regionale non esercitano nemmeno le competenze
concorrenti che già ci sono".
"Una delusione completa: la bocciatura della legge regionale
avviene per motivi politico-ideologici, per la contrarietà di
fondo del Presidente della Regione a riconoscere la libertà di
scelta di ciascuno sul proprio fine vita quando le condizioni di
sofferenza diventano estreme. Ma questa possibilità - si legge
ancora nel comunicato - è già stata riconosciuta dalla sentenza
della Corte Costituzionale n. 242/2019, mentre al Consiglio
regionale spettava il compito di codificare procedure,
tempistiche e ruoli certi affinché le strutture pubbliche delle
aziende sanitarie la rendessero esigibile in maniera uniforme su
tutto il territorio del Fvg. Evitando, come nel caso della
triestina Anna, lunghe trafile giudiziarie".
"Hanno affossato la norma, non certo le richieste di una libera
scelta per un fine vita dignitoso che provengono dalla società,
confermate anche nel recente appello dell'altra triestina,
Martina. Ciononostante né il Parlamento né la Regione legiferano:
restiamo un Paese incivile su questo tema e assai poco
autonomista nei fatti. Tuttavia, la battaglia di civiltà
continuerà e, prima o poi, la legge prevederà questa possibilità
di libera scelta - concludono Moretuzzo e Bullian - così come è
stato per gli altri diritti civili, a partire dal divorzio e
dall'aborto".
ACON/COM/fa