CABINOVIA TS. AUDIZIONE IN IV COMM: LE RAGIONI DEL NO ALL'OPERA - 3
(ACON) Trieste, 24 giu - Sette dettagliati interventi in aula
per spiegare le ragioni della contrarietà al progetto cabinovia
di Trieste. È questa la strategia messa in campo dal Comitato No
Ovovia nel corso dell'audizione di oggi in IV Commissione.
In qualità di portavoce del comitato, in sostituzione di William
Starc impossibilitato a partecipare alla seduta, l'urbanista
Gabriella Robba ha definito "insensato e calato dall'alto" il
progetto che sta a cuore al Comune di Trieste, in quanto
"anacronistico rispetto agli impegni nazionali ed europei sulla
protezione dell'ambiente". Ricordando che il comitato sorto alla
fine del 2021 si avvale di esperti di qualificata capacità ed
esperienza, dei quali faceva parte anche il compianto Maurizio
Fermeglia, ex rettore dell'Università di Trieste, Robba ha
insistito sul carattere "impattante" dell'opera, che "attraversa
e distrugge il bosco Bovedo". Ma ha anche definito il progetto
"insostenibile dal punto di vista economico in quanto le
previsioni di traffico non sono realistiche, e c'è il rischio di
contrarre debiti che peseranno sulle generazioni future".
In rappresentanza dei residenti dell'area del bosco Bovedo, Elena
Declich ha parlato di "cittadini indignati per l'arroganza
dimostrata dall'amministrazione comunale, che comanda e impone,
senza consentire una partecipazione attiva di chi la città la
abita". Parole che hanno indotto il sindaco di Trieste Roberto
Dipiazza a lasciare l'aula consiliare. "A Barcola Bovedo - ha
aggiunto Declich - vivono 130 famiglie, quasi trecento persone
che si troverebbero i piloni vicino a casa. E la beffa è che noi
espropriandi siamo stati invitati a presentare una relazione, e
dopo che l'abbiamo consegnata non abbiamo mai ricevuto risposta".
Un altro membro del comitato tecnico-scientifico dei "No ovovia",
l'ex dirigente di Ogs Sergio Persoglia, si è soffermato sulla
"riduzione di tonnellate di CO2 che viene promessa:
corrisponderebbero al 48% del totale auspicato, ma questa
affermazione è falsa. Il contributo reale alla riduzione di
emissioni - sempre secondo Persoglia - è solo del 4,38 per
cento". I conti non tornerebbero neppure sul numero di auto
"tolte dalla circolazione. Le 405 previste dal progetto non
corrispondono certo al 10 per cento di riduzione di auto private
rispetto al parco circolante, visto che il numero di veicoli
totale è di 36mila. Senza contare che molti automobilisti già
oggi utilizzano in parte i mezzi pubblici". Anche la diminuzione
dell'incidentalità si rivelerebbe dunque "assolutamente
marginale".
Il presidente di Legambiente Trieste, Andrea Wehrenfennig, ha
smentito le parole del sindaco Dipiazza "sulla bella vista
panoramica che si godrebbe dall'interno della cabinovia" per poi
affrontare il tema della necessità di collegamenti a Porto
Vecchio. "Il progetto - ha detto Wehrenfennig - prevede una sola
vera fermata della cabinovia, al polo museale, e dunque sarà
comunque necessario un sistema di trasporto pubblico per muoversi
all'interno dell'area: in quella zona, ancora piena di binari,
sarebbe agevole progettare in alternativa una linea di tram, che
si potrebbe prolungare fino a Campo Marzio passando per le rive,
per dare risposta ai nuovi flussi".
L'esperta Marisa Vidali, autrice di molti lavori di
fitosociologia, ha spiegato invece l'impatto della futura
cabinovia "sul bosco Bovedo, dove si andrebbero a frammentare
molte connessioni ecologiche che riguardano la fauna minore, con
il pericolo di immissione di specie alloctone".
Gli aspetti economico-finanziari dell'opera sono stati poi
analizzati da Gianfranco De Pinguente, convinto che "una media
annua di 300mila euro di utile richieda di staccare 3,6 milioni
di biglietti, 12600 al giorno, numeri dunque molto alti, anzi
troppo alti per una provincia delle dimensioni di Trieste. A
Brest in Francia, che ha dimensioni simili a Trieste, ci sono
poco più di 1 milione di passaggi all'anno". Si rischierebbero
insomma perdite rilevanti a livello di bilancio.
Il geologo Roberto Mandler ha infine approfondito l'aspetto della
pericolosità dell'opera, in particolare in relazione a uno dei
piloni che verrebbe collocato in un terreno non idoneo, per la
presenza di una falda. "E senza la protezione delle alberature si
possono prevedere diversi problemi in caso di pioggia intensa,
come già si è capito in questi ultimi anni". Desta preoccupazione
anche l'intensità del vento: "La legge prevede di chiudere
l'impianto ogni volta che si supera un certo valore di soglia, e
la Leitner ha calcolato questo livello di vento massimo a 70
chilometri l'ora, addirittura 62 in un certo punto del tragitto:
questo significa che ci sarebbero ben più di 30 giorni all'anno
di stop, dal momento che anche nelle giornate di bora moderata
non sono infrequenti raffiche fino a 70-75 km all'ora sul Carso.
Condizioni che determinerebbero - ha concluso Mandler - l'arresto
automatico della cabinovia".
3 - fine
ACON/FA