ASSESTAMENTO. CABIBBO (FI): 1 MLN E 250 MILA PER LUOGHI AGGREGAZIONE
(ACON) Trieste, 6 ago - "Ci sono circostanze in cui è
inevitabile ricorrere a metodi severi. Tuttavia, la durezza deve
essere funzionale all'insegnamento, non essere interpretata come
punizione fine a sé stessa. È sbagliato calcare la mano solo
sulla repressione: il disagio giovanile non si può affrontare
solo con le condanne, sia penali che morali, perché è doveroso
agire sull'educazione delle giovani generazioni, dando ai ragazzi
luoghi di ritrovo sicuri in cui respirare aria pulita e fare
esperienze positive, fondate sui valori del rispetto verso le
persone e verso il concetto stesso di res publica".
Così, in una nota, Andrea Cabibbo, capogruppo di Forza Italia in
Consiglio regionale, che esprime "preoccupazione per i tanti,
troppi casi di cronaca che riguardano le cosiddette baby gang",
ma propone un punto di vista "diverso, ma non collidente rispetto
a quello di altri colleghi".
"Nell'ultima manovra di assestamento di bilancio - spiega Cabibbo
-, con un emendamento a mia prima firma, ho chiesto ed ottenuto
di investire un milione e 250 mila euro per finanziare parrocchie
ed enti ecclesiastici per ripristinare strutture e immobili
finalizzati ad accogliere non solo attività religiose, ma anche
di istruzione, pastorali, formative e momenti di aggregazione.
L'obiettivo è incentivare i giovani a trovarsi assieme, a fare
attività, a impiegare il proprio tempo in modo sano. In questo
contesto, la politica ha, a mio avviso, la possibilità di
sottolineare, a parole e con i fatti, l'importanza delle attività
svolte nelle parrocchie, nelle scuole cattoliche, nei campi
scuola estivi in città, al mare e in montagna".
"Dobbiamo riscoprire il principio di sussidiarietà scolpito nella
nostra Costituzione - dice ancora l'esponente forzista -, ossia
riconoscere il servizio pubblico svolto da enti privati, come
quelli ecclesiastici e religiosi, che si occupano di istruzione,
formazione ed educazione. Questo vale per tutti, non solo per i
giovani. Il disagio crescente, provocato spesso dalla solitudine
o dalla percezione di esclusione o abbandono, può generare
condotte violente che noi dobbiamo essere in grado di leggere con
lucidità. Usare il pugno di ferro non è sempre la ricetta giusta,
perché significa agire sull'effetto, anziché andare alla ricerca
della causa di un comportamento sbagliato".
"Cerchiamo - conclude Cabibbo - di creare luoghi di ritrovo per
togliere i giovani dalle strade, dalle panchine, dalle piazze e
incoraggiarli a dedicarsi ad attività costruttive, sia ludiche
che formative, anziché lasciare che la frustrazione e
l'insoddisfazione alimentino le condotte violente che stanno
occupando stabilmente la cronaca dei nostri giornali".
ACON/COM/sm