SALUTE. CELOTTI (PD): OK CAREGIVER MA SERVONO OSPEDALI E CASE COMUNITÀ
(ACON) Trieste, 16 set - "Lo standard raggiunto dal Fvg sulla
non autosufficienza ci pone ai più alti livelli in Italia, anche
grazie alla legge 8/2023, proposta dal Pd e approvata
all'unanimità alla fine della scorsa legislatura. Ma ogni
ragionamento rischia di restare monco se non si programmano le
azioni sulle future case e ospedali di comunità".
Lo afferma in una nota la consigliera regionale Manuela Celotti
(Pd) a margine della seduta della III Commissione Salute riunita
per esprimere il parere sulle delibere di giunta riguardante le
sperimentazioni di domiciliarità comunitaria e il Piano triennale
regionale per la valorizzazione del caregiver familiare.
"Le due delibere - osserva ancora la consigliera - migliorano il
livello di risposta del Fvg, ma ora sarà cruciale raccogliere i
dati sul numero preciso dei caregiver in regione e sulla loro
condizione socio-anagrafica, economica e lavorativa, in
particolare per le donne, che rappresentano la stragrande
maggioranza dei caregiver in età lavorativa, una condizione che
determina carriere lavorative interrotte, difficoltà di
reinserimento lavorativo, part time involontario, bassi salari, e
che si riverbererà, in futuro, sulla loro condizione
pensionistica".
Sul livello regionale, continua Celotti "una proposta
interessante, e che in senso collaborativo ho avanzato, è quella
di garantire un contributo regionale per le aziende che assumono
persone ex caregiver, sulla scorta del contributo già garantito
per le aziende che stabilizzano i lavoratori". Sul diritto alla
domiciliarità, "ospedali di comunità e case di comunità
rappresentano i servizi pubblici imprescindibili per supportare e
integrare l'azione preziosissima delle famiglie e dei servizi
domiciliari. Per questo ho presentato un'interrogazione, discussa
nella Commissione odierna, per chiedere che all'interno
dell'accordo integrativo regionale vengano previste delle
incentivazioni per le funzioni che i medici di medicina generale
e i pediatri andranno a svolgere all'interno delle future case di
comunità".
"Un elemento, quello contrattuale, che non può però prescindere
dall'avvio di un percorso di confronto con le rappresentanze dei
medici anche sugli aspetti organizzativi delle case di comunità e
sul loro rapporto con i distretti, con il servizio sociale, con
gli ospedali di base. Un tavolo che ci auguriamo possa partire al
più presto - conclude Celotti - e possa essere declinato a
livello dei singoli distretti, coinvolgendo sindaci e
rappresentanze del terzo settore".
ACON/COM/fa