SALUTE. PELLEGRINO (AVS): CAREGIVER, SERVIZIO PUBBLICO SIA CAPOSALDO
(ACON) Trieste, 16 set - "Convenzionalmente esistono due
tipologie di caregiver: quello informale, ovvero quelle persone
che nella maggior parte dei casi sono rappresentate da un
familiare, di solito il coniuge, un figlio o una persona vicina
al bisognoso, che prevalentemente è di genere femminile, e quello
formale, ovvero quello strutturato, come possono essere gli
operatori del servizio pubblico oppure degli enti del Terzo
settore".
Così in una nota la consigliera regionale Serena Pellegrino, di
Alleanza Verdi e Sinistra, a margine della riunione di III
Commissione svoltasi in mattinata sugli interventi per la
valorizzazione del caregiver familiare.
"Ho votato a favore delle delibere di Giunta perché è necessario
sostenere e aiutare, seppur solo finanziariamente, i familiari
delle persone fragili. Ho però aggiunto ed evidenziato che il
sociale e l'assistenza al malato, o alla persona con disabilità,
caratterizzano un momento storico di estrema criticità. Già oggi
- incalza la consigliera, che è vicepresidente del Gruppo Misto -
siamo in una situazione di deficit e di sofferenza, ma quando
coloro che sono nati nel decennio del 'baby boom' transiteranno
dal mondo del lavoro al mondo dei bisogni i problemi si
moltiplicheranno".
"Non possiamo permetterci errori nella programmazione politica
della gestione e della cura di una enorme fetta di popolazione
che sta invecchiando, soprattutto tenendo conto che coloro che
dovranno provvedere ai bisogni di questi ultimi sono una porzione
molto risicata di popolazione", aggiunge l'esponente di Avs.
"La politica dell'attuale maggioranza regionale è quella, ormai
palese e visibile ai più, di ridurre i servizi erogati dal
pubblico con un continuo e costante smantellamento, sostituendolo
e rimpiazzandolo da un lato con le famiglie e dall'altro da un
servizio offerto dagli enti del Terzo settore. Tutto questo mi
preoccupa alquanto - continua la consigliera - sia per la
portata, sia perché questi ultimi spesso poggiano sul
volontariato o su una tipologia di lavoro poco remunerato e quasi
per nulla sindacalizzato, ma soprattutto perché un ente privato,
anche se animato da grandi valori sociali, potrebbe decidere di
non erogare più il servizio, perché non ha obblighi sine die, e
la ricaduta negativa sarebbe devastante".
"Ad ogni buon conto temo che questa lenta e continua migrazione
del servizio dal pubblico ai soggetti privati non sarà
sufficiente a sopperire alla domanda e alla richiesta di bisogno
che la popolazione sta richiedendo e che a breve richiederà in
maniera massiccia".
Conclude Pellegrino: "Ciò che viene definito budget di salute
rischia di essere per lo più quantitativo, essendo l'unico
parametro oggettivo in quanto quello qualitativo è difficilmente
catalogabile: il rischio è che una volta fornito brevi manu il
denaro, il servizio territoriale venga a mancare con la
conseguente e inevitabile ricaduta di tutto questo sulle figure
femminili familiari. Anche il parametro dell'Isee troppe volte
non è sufficiente: bisogna al più presto metterci mano per
modificarlo, perché, lo ricordiamo, queste leggi non sono dei
moloch intoccabili e possono essere riviste e armonizzate con le
esigenze dei più fragili".
ACON/COM/fa