MONFALCONE/2. V-VI COMM: INTEGRAZIONE FONDAMENTALE PER VITA SOCIALE
(ACON) Trieste, 28 ott - Alle audizioni organizzate dalle
Commissioni VI e V su richiesta dei consiglieri delle
Opposizioni, in primis Enrico Bullain (Patto per
l'Autonomia-Civica Fvg), per parlare del cosiddetto Piano
Monfalcone, sono stati chiamati anche esponenti dello sport,
della scuola, delle organizzazioni sindacali, di culto e di
cultura islamica. Da tutti, la richiesta di fondo che non è
mancata è stata l'insegnamento della lingua italiana.
A detta del presidente regionale del Comitato olimpico nazionale
italiano (Coni Fvg), Giorgio Brandolin, "si potrebbe riprendere
il progetto del Coni iniziato con la Regione nel 2016, ma
bloccato l'anno dopo, a Monfalcone e Udine di attività sportiva e
motoria nelle scuole elementari per bambini stranieri, perché è
dimostrato che lo sport è importante per l'integrazione tra le
popolazioni. E si potrebbe cercare di far ripartire anche il
percorso, naufragato otto anni fa, ideato con la sezione cricket
della società sportiva AR Fincantieri e il Comune di Staranzano
per avere un campo di gioco adatto, creando, con l'aiuto della
federazione nazionale, una vera associazione sportiva del cricket
che coinvolga tutti i Comuni del mandamento".
E proprio dal presidente della Federazione cricket italiana,
Fabio Marabini, "la totale disponibilità a trovare una soluzione
per un luogo adatto a far praticare questa disciplina nel
Monfalconese, dove non mancano aree dismesse che potrebbero
essere utili allo scopo. Si tratta del secondo sport più
praticato al mondo, che storicamente porta con sé valori di
integrazione e tolleranza".
Dall'istituto scolastico Ezio Giacich di Monfalcone il dato che
"oramai questi ingressi e queste uscite di ragazzi stranieri sono
residuali, il numero in questi anni si è rimpicciolito ed è
divenuto stabile. Come per tutti, ci sono i più e i meno bravi.
Alcuni già conoscono la lingua italiana, anche a un livello alto,
altri meno. Riusciamo ad assorbire tutti, si parla di 20-25
alunni per classe, per un percorso non semplicissimo ma che ci
stimola nel fare ogni giorno".
Situazione simile al comprensivo Randaccio, sempre di Monfalcone,
con alcune criticità nelle classi dell'infanzia dove "più di
qualcuno perde un anno di scuola, ma il problema sta rientrando.
Diversi di loro sono nati qui, perciò non è corretto del tutto
chiamarli stranieri. Altre volte si parla di ragazzini di 10-12
anni che arrivano per la prima volta in Italia e allora il nostro
intervento è più difficile. Ci sono problemi di alfabeto e gli
insegnanti non sono così preparati come servirebbe ma, italiano a
parte, noi puntiamo all'intercultura in senso lato. Le difficoltà
ci sono nel doposcuola per le bambine e le ragazze, perché lo
sport, vedi il cricket, può essere una via, ma è precluso al
genere femminile, perciò la sfida è una partita ancora da
giocare".
Mancanza di vera integrazione è l'accusa delle organizzazioni
sindacali Cgil, Cisl e Uil della scuola. Per la Cgil "spesso a
Monfalcone si mettono i lavoratori gli uni contro gli altri,
altro che integrazione. Servono loro corsi di italiano per poter
interagire, capire cosa devono fare, conseguire la patente di
guida, ma questi corsi mancano. Magari si potrebbero organizzare
coinvolgendo le Università". Per la Uil, la soluzione potrebbe
essere "portare il numero degli alunni a 12 per classe, per
aiutare gli insegnanti a seguirli adeguatamente e a loro di
integrarsi veramente. Monfalcone potrebbe essere un progetto
pilota in tal senso".
Per l'Associazione nazionale oltre le frontiere (Anolf) Fvg, che
ha parlato anche come Cisl, "la mancanza di politiche sociali
preclude l'integrazione. Abbiamo attivato 4 sportelli (a
Monfalcone, Trieste, Udine e Pordenone) e progetti di
insegnamento della lingua italiana. A Monfalcone si sono iscritte
160 persone, di cui 95 donne. Al termine, i partecipanti possono
accedere a corsi lavorativi; si comincia così un iter che li
aiuta ad ottenere il permesso di soggiorno, fino alla
cittadinanza italiana".
Don Flavio Zanetti, che ha parlato per le parrocchie
monfalconesi, ha fatto presente che "ci sono forestieri arrivati
negli anni '90 che devono ancora integrarsi, non solo gli
stranieri". E ha elencato gli elementi indispensabili affinché
ciò avvenga: insegnare la lingua italiana; fare formazione
civica, anche tra gli italiani; organizzare momenti di incontro
(ad esempio sportivi, culturali, musicali); permettere la libertà
religiosa; garantire un alloggio a chi arriva, aiutando così a
contrastare gli affitti illegali; avere docenti specializzati e
numeri contenuti per classe; insegnare un mestiere e anche la
sicurezza sul lavoro; analizzare la situazione sociologica reale
monfalconese.
Dai centri culturali islamici Darus Salaam e Baitus-Salat, una
risposta a quanto accusato da Anna Maria Cisint come assessore di
Monfalcone: "Di tutto ciò che ha detto, l'unica cosa vera è che
un cittadino su tre è un immigrato". Bou Konate ha quindi parlato
della sua esperienza: arrivato dal Senegal senza sapere
l'italiano, oggi è laureato in ingegneria e con un'esperienza di
assessore di Monfalcone alle spalle. "Senza immigrati - ha
commentato - Fincantieri oggi avrebbe dei grossi problemi. E
anche i livelli di natalità locale. Nel presente, è fondamentale
far apprendere l'italiano; il lavoro delle associazioni e dei
privati non basta, c'è bisogno delle istituzioni pubbliche. Serve
il rispetto dell'altro, delle sue tradizioni e religione. Per il
futuro, bisogna scommettere sui ragazzi, dove il doposcuola è una
necessità, perché i loro genitori non possono sostituire l'aiuto
della scuola, visto che loro stessi spesso hanno delle difficoltà
di integrazione".
Anche il presidente dell'associazione Monfalcone interetnica
(Ami), Arturo Bertoli, ha accusato Cisint di una rappresentazione
falsa della città, a cominciare da affermazioni come "gli uomini
non vogliono imparare l'italiano e le donne non possono venire a
lezione perché i mariti non glielo permettono. Solo quest'anno
abbiamo chiuso le iscrizioni per i corsi, che svolgiamo da
ottobre a giugno, per 260 donne. E non è vero che le donne non
possono lavorare o che gli stranieri fanno opera di
islamizzazione: non mi risulta alcun convertito. All'opposto,
abbiamo avuto un'alta partecipazione alla nostra festa di Natale
interetnica. Non c'è alternativa alla coesione sociale: non è
solo che oggi gli italiani non voglio fare certi mestieri, ma non
ci sarebbero proprio abbastanza giovani per garantire tutto il
lavoro".
2 - segue
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