FINE VITA. MAGGIORANZA RESPINGE VOTO ALLE CAMERE SU NECESSITÀ LEGGE
Bocciata la proposta Bullian (Patto-Civica). Bolzonello (Fp):
Parlamento se ne occupa già. Novelli (FI) a favore
(ACON) Trieste, 30 ott - Un "voto alle Camere" - così si chiama
lo strumento scelto da Enrico Bullian del Patto per
l'Autonomia-Civica Fvg - per invitare il Parlamento "a legiferare
quanto prima" sul fine vita, nel rispetto della sentenza della
Corte Costituzionale che ha aperto la strada al suicidio
medicalmente assistito.
Ma la maggioranza dell'Aula ha detto no. Sono stati 24 i voti
contrari, tutti dai banchi del Centrodestra, e 17 i favorevoli,
ma qui c'è stata una variazione sul tema dei due poli
contrapposti perché ai consiglieri di opposizione si è aggiunto
nell'occasione Roberto Novelli (Forza Italia), in difformità dal
suo Gruppo "su un tema etico che comporta dubbi e sofferenze",
come ha spiegato nel suo intervento, chiarendo che non si tratta
di dissenso rispetto alla linea politica del partito e che già in
Parlamento, sullo stesso argomento, si era distinto dalla linea
ufficiale.
E così, per la quarta volta in un anno, la Maggioranza al governo
della Regione ha stoppato il tentativo del Centrosinistra di
arrivare a un testo condiviso sul fine vita. Era già successo con
la mozione Bullian che entrava nel merito della sentenza della
Corte Costituzionale, poi con la proposta di legge di iniziativa
popolare dapprima bocciata in III Commissione e in seguito
bloccata al momento dell'arrivo in Aula con una pregiudiziale di
costituzionalità, sulla base della considerazione che non si
tratta di un argomento di competenza della Regione.
Proprio per aggirare questo paletto, stavolta Bullian - con un
testo controfirmato da tutta l'opposizione ad eccezione di
Francesco Russo (Pd) e Marko Pisani (Ssk) - ha puntato sul
sollecito al Parlamento e al Governo, richiamando "i cinque casi
di richiesta di suicidio medicalmente assistito resi noti oggi in
Aula dall'assessore Riccardi, per i quali vorremmo un trattamento
omogeneo".
A sventolargli la paletta rossa è stato però Carlo Bolzonello, il
consigliere di Fedriga presidente che presiede la III
Commissione. Parlando a nome della Maggioranza, Bolzonello ha
giudicato il documento "inaccoglibile, in quanto non c'è la
situazione di inerzia che legittimerebbe questa richiesta: in
Parlamento sono incardinati infatti diversi disegni di legge in
materia di morte medicalmente assistita, e sono già state svolte
numerose audizioni su questo argomento. Vi chiedo dunque di
ritirare la proposta, altrimenti voteremo contro".
Una posizione contraria ancor più netta è stata espressa da
Andrea Cabibbo, capogruppo di Forza Italia: "Per l'ennesima
volta, una certa parte politica e alcune associazioni tentano di
fare fughe in avanti e forzature, nelle aule dei Consigli
regionali e nei tribunali. Ricordiamoci che nessuna sentenza
della Corte Costituzionale è fonte di diritto, la Corte può solo
dire che una norma già votata non rispetta la Costituzione: non
c'è nessun obbligo di legiferare in materia da parte del
Parlamento".
Ha invitato alla cautela invece Moreno Lirutti (Fp), convinto che
"siano in gioco due diritti costituzionalmente garantiti, quello
all'intangibilità della vita e quello all'autonomia. E comunque
votare contro questo documento non significa essere contrari a
legiferare sul fine vita".
Posizioni, quelle del Centrodestra, contestate da numerosi
esponenti di opposizione. Il capogruppo del Patto per
l'Autonomia-Civica Fvg, Massimo Moretuzzo, si è detto "sorpreso
dalle parole di Bolzonello in quanto noi abbiamo seguito il
vostro ragionamento, chiedendo al Parlamento di intervenire. E
non è scritto da nessuna parte che accusiamo le Camere di
inerzia, ci limitiamo a segnalare la richiesta del territorio di
procedere in quella direzione".
Sulla stessa linea il dem Russo ("Non capisco perché non possiamo
sollecitare il Parlamento, anche a lavori già avviati"), che pure
non ha nascosto di essersi distinto in passato dalle scelte del
suo partito e della sua coalizione su questo tema. Il consigliere
del Pd ha ricordato anche le recenti prese di posizione sulla
libertà di coscienza da parte del segretario nazionale della
Lega, Salvini, e del governatore lombardo, Fontana.
"Lo sbocco della pregiudiziale di costituzionalità che venne
votata dal Centrodestra - ha ribadito Roberto Cosolini del Pd -
era proprio questo voto alle Camere, che non è un cartellino
giallo nei confronti del Parlamento". "Non capisco perché non si
voglia percorrere quest'ultimo miglio", ha aggiunto il dem
Massimiliano Pozzo, mentre Furio Honsell (Open Sinistra Fvg) ha
ricordato le vicende Englaro e Cappato criticando le parole
dell'ex premier Silvio Berlusconi e innescando un botta e
risposta con l'assessore Riccardo Riccardi.
Rosaria Capozzi (M5S) ha ricordato che il suo partito "si è
sempre impegnato per arrivare a una legge che consenta a chi vive
certe situazioni di porre fine a sofferenze intollerabili",
mentre Simona Liguori (Patto per l'Autonomia-Civica Fvg) ha
voluto smontare "il trionfalismo sulle cure palliative, come se
non esistessero criticità già accertate dalla missione valutativa
del 2022".
Novelli, infine, ha motivato la sua posizione difforme dalla
Maggioranza spiegando che, "se mi trovassi di fronte a patologie
irreversibili, tenuto in vita da trattamenti di sostegno, vorrei
che ci fosse una legge dello Stato che mi consentisse di agire, e
non solo una sentenza della Corte Costituzionale".
ACON/FA-rcm