GARANTE. SBRIGLIA: CRIMINALITÀ GIOVANILE, FARE ATTENZIONE A DATI REALI
(ACON) Trieste, 21 nov - "In merito ad alcuni aspetti di
criticità che riguardano il mondo della giustizia minorile e
dell'esecuzione penale, troppo spesso si formano narrazioni sulle
conseguenze negative che sarebbero derivate dai recenti
provvedimenti legislativi in materia di sicurezza tout court,
sostenuti dall'attuale Governo, che non corrispondono a verità,
perché non accompagnate da una evidenza scientifica, bensì frutto
di considerazioni di natura politica che se legittimamente
rappresentano per alcuni una iattura, tale circostanza non è
dimostrata però dai fatti concreti".
Lo ha affermato il Garante regionale dei diritti della persona,
Enrico Sbriglia, in occasione del convegno organizzato a Udine
dalla direzione regionale Salute in collaborazione con Arcs, in
concomitanza con la Giornata internazionale per i diritti
dell'infanzia e dell'adolescenza e avente come oggetto "I
percorsi di giustizia minorile: dalla valutazione
multidimensionale alla definizione del progetto di presa in
carico interdisciplinare".
"La sede dell'incontro, l'auditorium del polo scientifico Rizzi,
innanzi ad un uditorio attrezzato di professionisti impegnati nel
sociale - commenta ancora Sbriglia -, rappresentava la cornice
perfetta. Il mantra che il cosiddetto decreto Caivano, in tema di
contrasto al disagio e alla criminalità minorile, avrebbe
aggravato le condizioni di vita nelle carceri minorili,
aumentandone significativamente il numero complessivo di ospiti,
non è accompagnato da dati concreti, intellegibili. Semmai - fa
presente il Garante -, sarebbe bene ricordare come invece possano
avere inciso negativamente, all'interno del clima degli istituti
minorili, quei provvedimenti legislativi precedenti l'attuale
legislatura, che hanno innalzato la soglia dell'età dei giovani
ristretti al compimento dei 25 anni, mentre prima era fino ai 21".
"Eppure, nonostante l'innalzamento dell'età degli ospiti che
possono stare in carceri minorili fino al compimento di 25 anni,
purché il reato di cui si sia incolpati sia stato compiuto
allorquando si fosse minorenni, il numero complessivo,
fortunatamente, risulta essere contenuto, al punto che in qualche
istituto, sulla scorta dei dati validati dallo stesso
dipartimento della Giustizia minorile e di Comunità, riferiti al
mese di giugno 2024 (hanno una cadenza semestrale), non
raggiungevano un numero sufficiente per formare una squadra di
calcio, il che fa seriamente pensare - evidenzia Sbriglia - ai
costi erariali che una struttura penitenziaria debba comunque
sopportare in termini sia finanziari, sia di risorse umane di
personale (polizia penitenziaria, educatori, psicologi,
mediatori, funzionari amministrativi, direttore)".
"Per contro, invece, risultano insufficienti le Comunità per
minori ed i centri di prima accoglienza. Tant'è che in Friuli
Venezia Giulia non ve ne sono e si è costretti a trasferirli in
altri contesti territoriali, a dispetto delle norme. Pertanto,
l'auspicio è che si affrontino le problematiche riferite ai
fenomeni di criminalità giovanile con maggiore attenzione ai dati
reali, che devono essere sempre analizzati e messi a sistema,
piuttosto che con una visione ostaggio di riserve mentali, la
quale non aiuta a comprendere la complessità di fenomeni in
costante evoluzione. Essi, a parere di chi scrive - chiosa il
Garante regionale -, richiederebbero il porsi di azioni di soft
power dissuasive, di reale prevenzione e di educazione sociale".
ACON/COM/rcm