PARI OPPORTUNITÀ, CABIBBO (FI): SERVE AGIRE, NO DISCUTERE SU DESINENZE
(ACON) Trieste, 21 nov - "Servono atti concreti per superare la
dicotomia tra maternità e carriera professionale e per colmare il
divario che ancora separa donne e uomini in termini di carriera
professionale e, più in generale, di opportunità lavorative. Mi
permetto di osservare che se ci ostiniamo a parlare solo di
desinenze, articoli o posti nei consigli di amministrazione
rischiamo di trovarci anche nei prossimi anni a disquisire di
questo tema con molta retorica ma poca efficacia".
Andrea Cabibbo, capogruppo di Forza Italia in Consiglio
regionale, in una nota invita a "non soffermarsi su aspetti
formali, perché la vera sfida è un pieno riconoscimento della
dignità della donna, obiettivo che si persegue attraverso atti e
leggi. Un esempio lampante, in questo senso, è la legge entrata
in vigore lo scorso 18 novembre che punisce come reato universale
l'indegna pratica dell'utero in affitto, che sfrutta donne
povere, costrette a mercificare il proprio corpo a vantaggio di
persone abbienti. Questa norma, introdotta dal governo di
centrodestra, è una pietra miliare nel cammino per l'abolizione
del mercato internazionale di bambini".
Secondo Cabibbo, è doveroso altresì "porre l'accento sui casi di
part time involontario per le donne che assecondano il sacrosanto
desiderio di diventare mamme. Spesso, la carriera professionale
di una donna arriva a un bivio proprio nel momento in cui si
affaccia la dolce prospettiva di una maternità: la riduzione del
monte ore è per le donne un compromesso al ribasso, una
costrizione, non una scelta. Nel caso delle donne, oltre il 60%
dei contratti part time sono involontari. Tra le più giovani, la
percentuale sfonda la barriera del 70%".
"Il tema è culturale prima che economico - evidenzia in
conslusione il consigliere - e dobbiamo affrontarlo in modo
sostanziale e concreto, senza cedere al veterofemminismo che, con
il suo fanatismo, complica la strada anziché agevolarla".
ACON/COM/rcm