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Convegno servizio idrico integrato, intervento Cinti (2)

14.05.2012
15:37
(ACON) Udine, 14 mag - COM/MPB - Fare il punto sullo stato di avanzamento della riforma della gestione del ciclo idrico, a 18 anni dalla legge Galli (1994), la normativa quadro nazionale, e a quasi sette anni (2005) dall'avvio della riforma nel Friuli Venezia Giulia. Riforma nella quale i Comuni hanno svolto il ruolo di protagonisti in un contesto che ha consentito la costituzione degli ATO in tempi relativamente brevi. Questo, per il presidente dell'Autorità regionale per la vigilanza sui servizi idrici, Lucio Cinti, l'obiettivo del convegno. L'attuale situazione del servizio idrico nel Friuli Venezia Giulia e lo stato di attuazione della riforma, per Cinti, confermano il senso di responsabilità degli amministratori locali e regionali sul tema vitale dell'acqua. Tema correlato alla tutela dell'ambiente, e che la Regione affronterà con la stesura del Piano regionale di tutela delle acque, che si baserà su uno studio realizzato dall'Università di Udine per conto dell'Amministrazione regionale.

Nel frattempo però, il decreto Ronchi e il successivo referendum dello scorso anno, hanno modificato il percorso della riforma. Proprio da queste considerazioni, ha evidenziato Cinti, emerge evidente la necessità di una riflessione approfondita sui punti di forza e di eventuale debolezza dell'intero sistema idrico integrato, per implementare un servizio efficacie ed efficiente.

Il presidente dell'Autorità ha quindi sintetizzato la realtà del sistema idrico integrato nel Friuli Venezia Giulia, con 203 dei 218 Comuni compresi in 4 ATO, i quali, eccetto l'ATO-Occidentale, si identificano con i territori delle 4 Province. I rimanenti 15 Comuni del pordenonese fanno parte, assieme a 11 Comuni del Veneto, dell'ATO del Lemene, unico ambito interregionale d'Italia. I gestori ai quali è affidato il servizio unico integrato sono 11; due i Comuni che per motivi particolari presentano una gestione ancora in economia e due sono le concessioni a terzi. Dal punto di vista della programmazione, degli investimenti e delle tariffe, sono tre gli ATO con il piano d'ambito approvato, mentre gli altri due utilizzano un piano stralcio triennale in attesa dell'adozione del proprio piano. Le tariffe, al di sotto della media nazionale, sono molto frammentate per fasce tariffarie e importi. Ciò a causa delle diverse situazioni riscontrate all'avvio della riforma.

"Ed è questo - ha soggiunto Cinti - uno dei temi principali che dovranno essere affrontati. Per fare sì che i cittadini del Friuli Venezia Giulia paghino lo stesso importo per l'acqua e i servizi connessi. Anche se in futuro le tariffe saranno destinate a lievitare a causa della condizione obsoleta della rete acquedottistica e fognaria. Il costo della sostituzione di tali reti può essere stimato in 2 miliardi di euro per il prossimo triennio".

Tra i costi potenziali del servizio, vanno inoltre considerati gli impianti di depurazione, e gli effetti delle situazioni che hanno comportato le infrazioni comunitarie.

"In questa situazione risulta dunque fondamentale - ha precisato Cinti - una diffusa e consapevole partecipazione degli utenti. A tale proposito va rilevata come esemplare l'iniziativa dell'ATO-Centrale, che assieme all'Autorità di bacino regionale ha realizzato il sito www.h2ofriuliveneziagiulia.it, mentre efficace è la pubblicazione triennale di IRRISACQUA".

Da poco sono inoltre attivi i Comitati degli Utenti, mentre - sempre per Cinti - le carte dei servizi dovranno divenire puntuale strumento di tutela dell'utente; e tutti gli ATO dovranno promuovere attività culturali e iniziative educative volte alla tutela e alla valorizzazione del bene acqua, anche in sinergia con le autorità scolastiche. Va inoltre sviluppata la cultura della riduzione degli sprechi dell'acqua: infatti,mentre in Germania il consumo annuo è di 62 metri cubi per abitanti, in Spagna è pari a 127 e in Italia di 152. Come segnala l'Istat, però, specialmente nel Friuli Venezia Giulia, gli sprechi sono per oltre 1/3 causati dalle perdite della rete. Tutti i cittadini possono contribuire a ridurre gli sprechi con l'applicazione di riduttori ai rubinetti erogatori, così come va ridotto il getto dei pozzi artesiani. Si calcola infatti che ciascuno di essi versa in media 17937 litri l'anno. Ma anche la raccolta e il riuso dell'acqua piovana la separazione e il riuso delle acque grigie sono rimedi per l'impiego consapevole del bene idrico.

Infine, Cinti ha rilevato che la legge regionale 13 del 2005 ha avviato un proficuo processo di razionalizzazione nel funzionamento del ciclo dell'acqua, che dovrà essere completato con l'approvazione dei piani d'ambito, e si dovrà pervenire a un'ulteriore semplificazione dei gestori. Un ulteriore margine di miglioramento potrà essere raggiunto anche in merito alla partecipazione e a un più elevato grado di omogeneizzazione fra le diverse aree del territorio regionale.

(segue)