Convegno servizio idrico integrato, intervento Cinti (2)
(ACON) Udine, 14 mag - COM/MPB - Fare il punto sullo stato di
avanzamento della riforma della gestione del ciclo idrico, a 18
anni dalla legge Galli (1994), la normativa quadro nazionale, e a
quasi sette anni (2005) dall'avvio della riforma nel Friuli
Venezia Giulia. Riforma nella quale i Comuni hanno svolto il
ruolo di protagonisti in un contesto che ha consentito la
costituzione degli ATO in tempi relativamente brevi.
Questo, per il presidente dell'Autorità regionale per la
vigilanza sui servizi idrici, Lucio Cinti, l'obiettivo del
convegno. L'attuale situazione del servizio idrico nel Friuli
Venezia Giulia e lo stato di attuazione della riforma, per Cinti,
confermano il senso di responsabilità degli amministratori locali
e regionali sul tema vitale dell'acqua. Tema correlato alla
tutela dell'ambiente, e che la Regione affronterà con la stesura
del Piano regionale di tutela delle acque, che si baserà su uno
studio realizzato dall'Università di Udine per conto
dell'Amministrazione regionale.
Nel frattempo però, il decreto Ronchi e il successivo referendum
dello scorso anno, hanno modificato il percorso della riforma.
Proprio da queste considerazioni, ha evidenziato Cinti, emerge
evidente la necessità di una riflessione approfondita sui punti
di forza e di eventuale debolezza dell'intero sistema idrico
integrato, per implementare un servizio efficacie ed efficiente.
Il presidente dell'Autorità ha quindi sintetizzato la realtà del
sistema idrico integrato nel Friuli Venezia Giulia, con 203 dei
218 Comuni compresi in 4 ATO, i quali, eccetto l'ATO-Occidentale,
si identificano con i territori delle 4 Province. I rimanenti 15
Comuni del pordenonese fanno parte, assieme a 11 Comuni del
Veneto, dell'ATO del Lemene, unico ambito interregionale
d'Italia. I gestori ai quali è affidato il servizio unico
integrato sono 11; due i Comuni che per motivi particolari
presentano una gestione ancora in economia e due sono le
concessioni a terzi. Dal punto di vista della programmazione,
degli investimenti e delle tariffe, sono tre gli ATO con il piano
d'ambito approvato, mentre gli altri due utilizzano un piano
stralcio triennale in attesa dell'adozione del proprio piano. Le
tariffe, al di sotto della media nazionale, sono molto
frammentate per fasce tariffarie e importi. Ciò a causa delle
diverse situazioni riscontrate all'avvio della riforma.
"Ed è questo - ha soggiunto Cinti - uno dei temi principali che
dovranno essere affrontati. Per fare sì che i cittadini del
Friuli Venezia Giulia paghino lo stesso importo per l'acqua e i
servizi connessi. Anche se in futuro le tariffe saranno destinate
a lievitare a causa della condizione obsoleta della rete
acquedottistica e fognaria. Il costo della sostituzione di tali
reti può essere stimato in 2 miliardi di euro per il prossimo
triennio".
Tra i costi potenziali del servizio, vanno inoltre considerati
gli impianti di depurazione, e gli effetti delle situazioni che
hanno comportato le infrazioni comunitarie.
"In questa situazione risulta dunque fondamentale - ha precisato
Cinti - una diffusa e consapevole partecipazione degli utenti. A
tale proposito va rilevata come esemplare l'iniziativa
dell'ATO-Centrale, che assieme all'Autorità di bacino regionale
ha realizzato il sito www.h2ofriuliveneziagiulia.it, mentre
efficace è la pubblicazione triennale di IRRISACQUA".
Da poco sono inoltre attivi i Comitati degli Utenti, mentre -
sempre per Cinti - le carte dei servizi dovranno divenire
puntuale strumento di tutela dell'utente; e tutti gli ATO
dovranno promuovere attività culturali e iniziative educative
volte alla tutela e alla valorizzazione del bene acqua, anche in
sinergia con le autorità scolastiche. Va inoltre sviluppata la
cultura della riduzione degli sprechi dell'acqua: infatti,mentre
in Germania il consumo annuo è di 62 metri cubi per abitanti, in
Spagna è pari a 127 e in Italia di 152. Come segnala l'Istat,
però, specialmente nel Friuli Venezia Giulia, gli sprechi sono
per oltre 1/3 causati dalle perdite della rete. Tutti i cittadini
possono contribuire a ridurre gli sprechi con l'applicazione di
riduttori ai rubinetti erogatori, così come va ridotto il getto
dei pozzi artesiani. Si calcola infatti che ciascuno di essi
versa in media 17937 litri l'anno. Ma anche la raccolta e il
riuso dell'acqua piovana la separazione e il riuso delle acque
grigie sono rimedi per l'impiego consapevole del bene idrico.
Infine, Cinti ha rilevato che la legge regionale 13 del 2005 ha
avviato un proficuo processo di razionalizzazione nel
funzionamento del ciclo dell'acqua, che dovrà essere completato
con l'approvazione dei piani d'ambito, e si dovrà pervenire a
un'ulteriore semplificazione dei gestori. Un ulteriore margine di
miglioramento potrà essere raggiunto anche in merito alla
partecipazione e a un più elevato grado di omogeneizzazione fra
le diverse aree del territorio regionale.
(segue)