Cyberbullismo: Zanin a webinar, educare e spiegare i rischi della Rete
(ACON) Udine, 3 mag - Proteggere bambini e ragazzi dal lato
oscuro del telefonino. Educarli a diventare consapevoli dei
rischi anche attraverso emozioni e sentimenti suscitati dai film.
Perché davvero prevenire è meglio che curare.
Di questo si è parlato nel webinar organizzato dal Garante
regionale dei diritti della persona, Paolo Pittaro, in
collaborazione con il Sistema delle mediateche Fvg. Un incontro
on line rivolto a docenti e formatori e seguito da ben 150
persone, che ha messo in evidenza il ruolo educativo di due
recenti lungometraggi, l'americano "Zootropolis" e il giapponese
"La forma della voce", introdotti e commentati rispettivamente da
Giulia Cane, responsabile della didattica dell'audiovisivo alla
mediatica Quargnolo di Udine, e Manuela Morana, formatrice alla
Cappella Underground di Trieste.
L'appuntamento, il secondo della serie "Schermi e immagini contro
bullismo e cyberbullismo" dopo l'esperienza di febbraio, è stato
introdotto da Piero Mauro Zanin, che ha lodato l'iniziativa del
Garante.
"State affrontando - ha detto il presidente del Consiglio
regionale - un problema che è stato amplificato dalla pandemia e
che è legato all'uso degli strumenti web. Oltre alle iniziative
di repressione - ha aggiunto Zanin, andando al cuore dei temi
affrontati poi nel dibattito - credo sia necessaria una grande
alleanza tra legislatori, formatori, scuola, famiglie e forze
dell'ordine. I messaggi e le foto che trasmettiamo rimangono in
Rete, ma spesso i ragazzi non ne hanno la necessaria
consapevolezza, anche perché si è abbassata drasticamente l'età
in cui si comincia a utilizzare i vari strumenti digitali".
Tema, quello della precocità, approfondito poi dalla
vicepresidente del Corecom, Antonella Eloisa Gatta, durante il
dibattito - coordinato da Raffaella Canci, responsabile del
Sistema regionale delle mediateche - che è seguito alla
proiezione degli spezzoni di film. "All'inizio degli anni Duemila
l'età media in cui si riceveva il primo smartphone era di 13-14
anni, nel 2017 si è abbassata a 8-10 anni al massimo", ha reso
noto Gatta, che ha poi approfondito le caratteristiche del
cyberbullismo, "aterritoriale e atemporale" a differenza di
quello in presenza. "Noi consideriamo scontato - ha concluso -
insegnare a un bambino a camminare in un ambiente sicuro e
protetto, e lo stesso si dovrebbe fare per i primi passi sul web".
"Dietro uno schermo i giovani si sentono a loro agio, abbassano
le barriere protettive - ha spiegato invece Manuela De Giorgi,
dirigente della Polizia postale Fvg - e chattano con sconosciuti,
confidando segreti e inviando foto senza grande consapevolezza
dei rischi". E' per questo che nel primo anno della pandemia i
reati sul web sono aumentati del 132 per cento. De Giorgi ha
ricordato agli educatori in ascolto che esiste l'importante
figura del referente per il bullismo a scuola, e che è possibile
chiedere ai gestori la rimozione dei contenuti offensivi finiti
in Rete. Anche lo strumento dell'ammonimento del Questore
andrebbe utilizzato di più.
Daniele Fedeli, docente di pedagogia speciale all'Università di
Udine, ha introdotto il concetto di "disimpegno morale" per
spiegare i problemi di aggressività e violenza. "Probabilmente -
ha detto - il bullo sa quel che sta facendo, ma mette in atto
meccanismi che gli consentono di minimizzare e mantenere
un'immagine positiva di se stesso". Alla base c'è anche un
disimpegno emotivo, il non sentirsi coinvolti in quello che sta
accadendo. Per questo Fedeli invita i docenti "a investire di più
sullo sviluppo emotivo dei bambini", e si augura che "il ritorno
alla scuola in presenza non ci porti all'ossessione per il
programma da recuperare, dimenticando l'aspetto emotivo".
ACON/FA