SALUTE. III COMM: CARENZA MEDICI BASE, PICCO ADDII ALLA FINE DELL'ANNO
(ACON) Trieste, 29 giu - Siamo nel mezzo di una simbolica
tempesta, destinata a raggiungere il picco tra la fine del 2023 e
i primi mesi del 2024: poco più di 14mila cittadini del Friuli
Venezia Giulia si trovano oggi senza il proprio medico di
medicina generale - quasi sempre perché il professionista è
andato in pensione - e vengono presi in carico dagli Ambulatori
di assistenza primaria (in sigla Asap). Si tratta di strutture
sperimentate dalle tre Aziende sanitarie pubbliche, con l'Asfo
(Friuli occidentale) che ha fatto da apripista a dicembre del
2022 a Sacile, con Asugi e Asufc che l'hanno presto imitata.
Era questo il tema al centro delle audizioni dei tre direttori
generali e dell'assessore alla Salute, Riccardo Riccardi,
sviluppate nel corso della seduta di oggi della III Commissione,
presieduta da Carlo Bolzonello (Fp), soddisfatto alla fine per
aver affrontato "un tema politico di fondo".
Ne è emerso un quadro dettagliato che vede attualmente aperte, o
in via di immediata inaugurazione dal prossimo luglio, 4 Asap nel
Friuli occidentale, 5 nel territorio dell'Asugi (Azienda
giuliano-isontino) e 3 in quello dell'Asufc (Friuli centrale). In
base alla ripartizione geografica, accedono a questi Ambulatori -
mediamente coperti da 3 medici a rotazione, per un orario di
apertura che varia tra le 36 e le 40 ore settimanali, nel caso
si raggiunga il numero massimo di pazienti - 5803 persone nel
Friuli occidentale, 4883 nell'area giuliano-isontina e 3400 nel
Friuli centrale.
Gli Asap attualmente attivi sono quelli di Pravisdomini, San Vito
al Tagliamento, Meduno e presto Aviano (per il territorio Asfo),
Monfalcone, Gradisca d'Isonzo, Ronchi dei Legionari, San Canzian
d'Isonzo e, a breve termine, ancora Monfalcone per l'Asugi,
Cavazzo-Verzegnis, Paluzza e Villa Santina per l'Asufc.
"Una situazione di emergenza", come l'ha definita il consigliere
del Pd Roberto Cosolini che aveva richiesto l'audizione,
destinata ad allargarsi nei prossimi mesi e nella prima parte del
2024, secondo la previsione dei dirigenti della sanità regionale.
"Vista la media d'età anagrafica dei medici di medicina generale
- ha osservato Giuseppe Tonutti, direttore generale dell'Asfo -
tra fine 2023 e inizio 2024 dovremmo avere il picco del problema
dei pensionamenti. Poi si potrebbe progressivamente arrivare a un
turn-over normale tra chi esce e chi entra".
Antonio Poggiana, dg dell'Asugi, ha messo in evidenza la
situazione critica dell'area isontina: "Da qui a fine anno sono
previste altre 19 cessazioni di medici di base: 2 a Duino, 2 a
Trieste, 2 a Capriva, 2 a Doberdò, 8 a Gorizia e 3 a Monfalcone".
E laddove non si trovino disponibilità di posti presso altri
medici, una volta esperite tutte le possibilità consentite dalle
procedure, le Aziende sanitarie ricorrono agli Asap che
garantiscono ricette mediche, certificazioni e visite a
domicilio. Denis Caporale, dg dell'Asufc, ha invece evidenziato
soprattutto il problema dell'area montana, "con circa 2000
persone senza più medico di base, situazione alla quale si
sopperisce con gli ambulatori di vallata".
Ampio il dibattito in aula. Nicola Conficoni (Pd) e Marco Putto
(Patto-Civica) hanno posto il problema di Chions, dove "tremila
cittadini devono spostarsi fuori dal territorio, anche di molto,
per andare dal medico, ma al sindaco è stata negata la
possibilità di ospitare l'ambulatorio almeno per qualche ora alla
settimana". "Non è possibile, perché gli Asap curano chi resta
senza medico, e a Chions oggi tutti hanno un medico", ha risposto
loro Tonutti. Furio Honsell (Open) ha invece posto il tema del
quadro normativo alla base del varo degli ambulatori
sperimentali, chiedendosi anche - assieme a Rosaria Capozzi del
M5S - se il problema della carenza di medici riguardi anche i
pediatri. Di contenuto tecnico-normativo anche i quesiti posti da
Manuela Celotti (Pd).
Massimo Mentil (Pd) ha ribadito il problema delle aree montane,
con una forte migrazione dei medici che operavano nelle aree meno
popolate, mentre Simona Liguori (Patto-Civica) ha chiesto ai dg
le possibili ricadute in termini di prevenzione e di medicina di
iniziativa. Francesco Martines (Pd) ha voluto approfondire la
situazione nella Bassa friulana, mentre Laura Fasiolo (Pd) ha
auspicato una rapida uscita da questa fase di emergenza.
Un concetto che era già stato espresso da Cosolini: "È chiaro -
ha osservato il consigliere dem - che in particolare i pazienti
anziani preferiscano il rapporto con il medico di fiducia
rispetto a un medico che si alterna di volta in volta. Spero che
l'ottimismo sulla fine dell'emergenza nel 2024 sia ragionato: è
comunque essenziale dare informazioni capillari ai cittadini, per
ridurre i disagi". Serena Pellegrino (Avs) ha invece osservato
che "si sapeva benissimo come il 2023 fosse una dead line:
purtroppo, il modus operandi italiano è trovarsi in emergenza
prima di individuare una soluzione. Ora però c'è il tempo per
fare programmazione e riorganizzare l'assistenza".
A tutti questi stimoli l'assessore Riccardi ha risposto
ricordando innanzitutto che i numeri del Fvg sono simili a quelli
delle altre Regioni, in termini di rapporto tra medici di
medicina generale e abitanti come pure di diminuzione dei medici
di base ("Dal 2019 al 2021 sono scesi del 5,3% contro una media
italiana del 5,4%). "Questa proiezione - ha aggiunto Riccardi -
ci porterà ad avere 65 medici in meno entro il 2025, in linea con
la previsione nazionale di una diminuzione di 3600 unità. Ma
forse il dato più preoccupante per il sistema-Paese è che dei
40250 medici di base in Italia, più di 30mila si sono laureati
almeno 27 anni fa". Una percentuale emblematica a proposito
dell'età media.
Ribadendo che "la Regione Fvg non ha competenze primarie in
materia di salute, perché opera su standard definiti dal
ministero", e che negli ultimi anni sono state adottate molte
contromisure a partire dall'aumento del numero delle borse di
studio, l'assessore ha auspicato una profonda revisione del
rapporto tra medicina generale e sanità pubblica, "sul quale le
Regioni, di qualunque colore politico, stanno spingendo molto nei
confronti del Governo". L'obiettivo è che "il medico di base
diventi parte integrante del sistema sanitario", mentre oggi "è
un libero professionista a stipendio garantito".
ACON/FA-db