Robert Geipel, direttore dell'Istituto Geografico dell'Università Tecnica di Monaco, per "aiutare il lavoro di ricostruzione di una
regione che mantiene rapporti particolarmente stretti con l'area della Germania meridionale e che è stata così gravemente colpita
dalla catastrofe sismica", nell'ambito di un progetto avviato dal Consiglio Germanico delle Ricerche, impostò e portò a termine una
serie di indagini sul terreno, significative almeno da due punti di vista. Il primo riguarda il significato che egli attribuì alla
geografia sociale. I geografi tedeschi che parteciparono all'iniziativa entrarono a contatto diretto con le popolazioni colpite,
cercarono e ottennero la collaborazione dell'Università di Udine con cui condivisero solidarietà e orientamenti (multi) disciplinari.
Il secondo punto di vista riguarda la valutazione della catastrofe e della rinascita in un contesto più generale. Fasi e tempi della
ricostruzione furono commisurati con casi analoghi già analiticamente indagati per valutare, secondo parametri il più oggettivi possibile,
il successo o l'insuccesso delle azioni intraprese in Friuli.
Holger Hochgurtel – secondo una teoria ricavata induttivamente soprattutto dal terremoto di San Francisco (1906) e da quello verificatosi
in Alasca (1964) – riconobbe quattro fasi nel superamento di una catastrofe: emergenza, ripristino provvisorio, ricostruzione sostitutiva,
ricostruzione migliorativa. Ammise – secondo lo stesso schema teorico – come ogni momento del processo comportasse una durata dieci volte
maggiore del precedente, come la riattivazione della vita sociale potesse pertanto richiedere per un terremoto come quello friulano cinquecento
settimane, dieci anni circa.
In sostanza il gruppo di ricerca bavarese cui Hochgurtel apparteneva nel concludere una ricerca che si era protratta dal 1976 al 1988 si
chiedeva se la rinascita del Friuli fosse stata portata a termine positivamente e conclusa in tempi ragionevoli. La riflessione finale –
ampiamente positiva – si avvalse della teoria dei disastri che formalizzava i tempi del recupero e preordinava la sequenza delle decisioni
da adottare segnalando come per la prima volta si sarebbero potuti verificare "sperimentalmente" i quattro momenti della ricostruzione in
quanto la Segreteria Straordinaria aveva gestito la grande parte dei fondi tenendo una contabilità esatta per gruppi di spesa. Hochgurtel
identificò quindi le fasi teoriche con l'erogazione dei fondi per riparazioni sommarie, riparazioni antisismiche, nuove ricostruzioni,
riparazioni o ricostruzioni di opere pubbliche. L'adozione sistematica dei grafici elaborati dalla Segreteria senza margini di dubbio confermò
la qualità della gestione generale della ricostruzione, la capacità di controllare i momenti critici del processo di risanamento.
Il gruppo di tecnici che Chiavola aveva organizzato collaborò attivamente con i ricercatori tedeschi di cui condivise la tensione sociale
delle indagini empiriche e l'uso di avanzati strumenti metodologici nell'elaborazione dei dati.
Risultati scientifici e implicazioni pratiche a ogni livello si incontrarono e si intrecciarono perchè dalle due parti il problema della
ricostruzione era avvertito come una sfida per attenuare non solo in Friuli gli effetti delle catastrofi.
La possibilità di avvalersi di uno specifico patrimonio di esperienze per elaborare quadri generali di protezione civile è presente negli
elaborati della Segreteria che tuttavia prudentemente non sacrificò alla teoria la specificità degli eventi e la complessità delle scelte
politiche. Anche le indagini dei ricercatori bavaresi mantennero stretti contatti con il territorio di cui ammisero e sottolinearono le
peculiarità, ma riconobbero nei grafici regionali, che in sintesi illustravano la spesa fase per fase della rinascita, uno schema operativo
di valore non meramente locale.
Da questo punto di vista si potrebbe affermare che "progetto Friuli" e "modello Friuli" – come Robert Geipel e Luciano Di Sopra titolarono e
intesero i loro studi – venissero a identificarsi. L'idea di una (relativa) universalità dei tempi di risposta alla catastrofe è stata intesa
come guida degli interventi che una società – secondo le proprie forze economiche e politiche – può e deve adottare di fronte a eventi
imprevedibili. Anche sotto il profilo culturale appare ingiusto accusare senza prove meditate incapacità e incompetenza degli interventi
dell'ente pubblico, arbitri e sopraffazioni da parte dei politici regionali. Per una volta – si dovrebbe invece concludere – le denunce e
i luoghi comuni della controinformazione furono superati dalla intelligenza e dalla azione civile delle rappresentanze ufficiali.
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