I villaggi provvisori rispondevano a necessità pratiche, ma - al contempo - soddisfacevano spinte emotive e
rispettavano valori culturali profondi. Il rifiuto di estraniarsi in patria, di scollare l'identità che luoghi
e stili di vita avevano cementato, era una motivazione che concordava con l'esigenza di trattenere sul posto la forza
lavoro necessaria alla ricostruzione delle abitazioni, alla ripresa delle attività produttive.
La qualità dei prefabbricati, la loro ordinata disposizione - a quarant'anni dal sisma - dimostrano la razionalità
del piano secondo il quale sono stati scelti e collocati. I paesi rimessi a nuovo rivelano in confronto una sorta di anarchia.
Ogni famiglia ha edificato secondo un progetto proprio, secondo una idea personale del benessere e della modernità.
L'omogeneità della tradizione, celebrata da ricerche decennali sulla "casa rurale", è stata cancellata.
L'affermarsi della villetta unifamiliare attesta due fatti: i capofamiglia furono gli attori della ricostruzione; le energie
individuali consentirono di riattivare insediamenti che nelle forme originarie non avrebbero soddisfatto le moderne esigenze di vita.
Per comprendere la nascita di borghi che insistono sugli spazi della tradizione, ma che non ne condividono fattezze e funzioni
si deve ripercorrere il piano secondo il quale sono stati impostati e il processo che li ha resi possibili.
Per rifare la casa danneggiata o distrutta dal sisma i capofamiglia presentavano al sindaco, funzionario delegato della Regione,
un progetto. Questo doveva essere approvato dai tecnici della Segreteria generale, che secondo regole semplici e chiare
approvavano riparazioni e rifacimenti. Se i singoli avessero voluto ampliare le metrature abitative oltre i limiti previsti,
avrebbero dovuto affrontare di tasca propria i costi supplementari pur ricorrendo a finanziamenti agevolati.
A maggior comprensione del momento si dovrebbe ricordare che molti abitanti dell'area terremotata avevano dimestichezza
con le tecniche edilizie; che le norme del costruire erano meno vincolanti delle attuali. L'impegno dei singoli che
indubbiamente accelerò i tempi della ricostruzione potrebbe essere riassunto in forma iconica dalla betoniera
che - caso non proprio frequente, ma per certo significativo - veniva avviata nell'area terremotata dopo le ore di fabbrica.
La vicinanza tra villaggi temporanei e definitivi, tra villaggi temporanei e imprese industriali sosteneva l'impegno della
ricostruzione di case e fabbriche, stringeva tra loro obiettivi di sviluppo non separabili. L'abolizione del rustico che
di regola accompagnava l'abitazione, segnala infatti la fine della agricoltura tradizionale come integrazione del lavoro
all'estero o in patria.
Un racconto che si fondi su tracce topografiche dell'evento deve trascurare le incertezze e gli affanni del periodo
perchè privilegia l'aspetto ultimo della ripresa. Mentre lo sguardo può sottintendere l'intervento dei gruppi
politici e di opinione, non può rammentare le condizioni di arretratezza abitativa che avevano caratterizzato la
maggior parte dei Comuni sinistrati. Per molti le nuove case cambiarono radicalmente il modo di vita, rappresentarono un
traguardo di benessere insperato. Il beneficio fu esteso persino a quanti erano emigrati e ormai risiedevano definitivamente
all'estero. Ad essi fu offerta la possibilità di affermarsi come proprietari di seconda casa proprio nel luogo dal
quale erano partiti lasciando povere mura in abbandono. Le automobili con targa francese che - per esempio - si concentravano
a Forgaria nell'estate degli anni Ottanta restano in proposito emblematiche.
Il generale sovradimensionamento della ricostruzione dipende dalla complessità sociale delle forze in campo.
La larghezza delle risorse finanziarie risolse i conflitti che le diverse esigenze dei partiti politici e dell'opinione
pubblica avevano e avrebbero avanzato. Le tensioni che i cittadini con minori risorse e i sostenitori dei valori culturali
del borgo avrebbero potuto generare furono anticipate concedendo a tutti i richiedenti riparazione o riedificazione
delle case colpite dal sisma.
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