A integrazione delle ricerche svolte negli archivi regionali, provinciali e comunali, della bibliografia sul terremoto sono stati
intervistati alcuni dei protagonisti dell'emergenza.
Le testimonianze raccolte possono essere ascoltate qui:
- Luciano Di Sopra, urbanista. Udine, 11 marzo 2016
- Ivano Benvenuti, ex sindaco di Gemona. Gemona, 12 marzo 2016
- Lorenzo Cozianin, ex sindaco di Ragogna, Ragogna, 12 marzo 2016
- Luciana Marioni Bros, già coordinatrice del Centro di Restauro di Villa Manin, Udine, 1 aprile 2016
- Carlo Comin, esperto di grande viabilità stradale e ferroviaria, Tricesimo, 1 aprile 2016
- Duilio Corgnali
- Ferruccio Saro
- Roberto Dominici
Oltre al commento vocale l'urbanista Luciano Di Sopra ha collaborato alla stesura del testo sottolineando come la stima
dei danni sia stata - tra gli strumenti della ricostruzione - novità di grande rilievo. In pochi mesi dal sisma
fu effettuata e condensata nel volume - da questo punto di vista fondamentale - Stima dei danni causati al Friuli
dall'attività sismica del 1976, Monografie di "Ricostruire", n.1, Udine, 1977.
Ivano Benvenuti, al tempo sindaco di Gemona, mette in luce lo sforzo richiesto nel momento dell'emergenza agli
amministratori e alla popolazione. Nella conversazione che seguì la registrazione raccontò come il
giorno 8 maggio 1976 nella caserma "Goi" Aldo Moro, presidente del Consiglio dei ministri dimissionario,
si fosse rivolto ad Antonio Comelli, chiedendogli se la Regione sarebbe stata in grado di gestire la ricostruzione.
Comelli avrebbe quindi interrogato con lo sguardo Salvatore Varisco, assessore regionale, e lo stesso Benvenuti.
Al loro timido cenno di assenso avrebbe accettato l'enorme responsabilità. Il sindaco intende riconoscere il
valore strategico della scelta di Moro e il coraggio degli amministratori locali.
Lorenzo Cozianin, ex sindaco di Ragogna, nel ricostruire i momenti drammatici del post terremoto, ha ricordato le
difficili condizioni del Friuli tradizionale, la lenta ascesa che l'industrializzazione veniva favorendo, l'impegno
dell'impresa Fantoni di radicarsi nuovamente nel territorio e la volontà concorde di rinascita. Ricorda
inoltre come il sindaco venisse eletto e dovesse rispondere al consiglio comunale e quindi rappresentasse la comunità
nel suo insieme. Il suo generale schema interpretativo della ricostruzione si può ritrovare, almeno in parte,
nel testo di Pierluigi e Roberto Grandinetti, Il caso Friuli. Arretratezza o sviluppo?, Cooperativa "Il Campo", Udine, 1979.
Luciana Marioni Bros, già coordinatrice del Centro di Restauro di Villa Manin, svolse senza clamore un'opera straordinaria.
Non solo organizzò il recupero del patrimonio artistico ma impostò la scuola di restauro con particolare
attenzione alle opere lignee. Per rendersi conto della portata e della qualità dell'impegno non si può
che rinviare alle 3847 schede da lei redatte e raccolte nel volume a cura di Gian Carlo Menis, Un museo nel terremoto, GEAP, Pordenone, 1988.
Carlo Comin, esperto di grande viabilità stradale e ferroviaria, ha ribadito come il valore delle infrastrutture
realizzate grazie alla ricostruzione post terremoto, abbiano mantenuto e mantengano nel tempo la loro efficacia.
Sarebbe quindi possibile integrarle con lo sviluppo di porti adriatici, di Trieste in specie. Il punto di vista,
presente già nel piano urbanistico regionale prima del sisma, merita approfondimento perchè potrebbe
assegnare un ruolo attivo al Friuli anche nella nuova era della globalizzazione.
Una bibliografia per approfondire i problemi, soprattutto dal punto di vista della sociologia, si può ricavare
dai due testi editi nell'occasione del decennale e del ventennale del terremoto: S. Fabbro (a cura di), 1976-1986.
La ricostruzione del Friuli, IRES, Udine, 1986; P. Bonfanti (a cura di), Friuli 1976-1996. Contributi sul modello
di ricostruzione, FORUM, Udine, 1996. Si deve aggiungere per completezza almeno Igor Londero, Pa sopravivence ,
no pa anarchie , Forum , Udine 2008 perchè ricorda l'esperienza della tendopoli di Godo a Gemona del Friuli
sottolineando un aspetto cui il nostro testo ha solo accennato perchè ha scelto le "tracce topografiche"
della ricostruzione come itinerario di ricerca.
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