La voce dei protagonisti

A integrazione delle ricerche svolte negli archivi regionali, provinciali e comunali, della bibliografia sul terremoto sono stati intervistati alcuni dei protagonisti dell'emergenza.
Le testimonianze raccolte possono essere ascoltate qui:

Oltre al commento vocale l'urbanista Luciano Di Sopra ha collaborato alla stesura del testo sottolineando come la stima dei danni sia stata - tra gli strumenti della ricostruzione - novità di grande rilievo. In pochi mesi dal sisma fu effettuata e condensata nel volume - da questo punto di vista fondamentale - Stima dei danni causati al Friuli dall'attività sismica del 1976, Monografie di "Ricostruire", n.1, Udine, 1977.

Ivano Benvenuti, al tempo sindaco di Gemona, mette in luce lo sforzo richiesto nel momento dell'emergenza agli amministratori e alla popolazione. Nella conversazione che seguì la registrazione raccontò come il giorno 8 maggio 1976 nella caserma "Goi" Aldo Moro, presidente del Consiglio dei ministri dimissionario, si fosse rivolto ad Antonio Comelli, chiedendogli se la Regione sarebbe stata in grado di gestire la ricostruzione. Comelli avrebbe quindi interrogato con lo sguardo Salvatore Varisco, assessore regionale, e lo stesso Benvenuti. Al loro timido cenno di assenso avrebbe accettato l'enorme responsabilità. Il sindaco intende riconoscere il valore strategico della scelta di Moro e il coraggio degli amministratori locali.

Lorenzo Cozianin, ex sindaco di Ragogna, nel ricostruire i momenti drammatici del post terremoto, ha ricordato le difficili condizioni del Friuli tradizionale, la lenta ascesa che l'industrializzazione veniva favorendo, l'impegno dell'impresa Fantoni di radicarsi nuovamente nel territorio e la volontà concorde di rinascita. Ricorda inoltre come il sindaco venisse eletto e dovesse rispondere al consiglio comunale e quindi rappresentasse la comunità nel suo insieme. Il suo generale schema interpretativo della ricostruzione si può ritrovare, almeno in parte, nel testo di Pierluigi e Roberto Grandinetti, Il caso Friuli. Arretratezza o sviluppo?, Cooperativa "Il Campo", Udine, 1979.

Luciana Marioni Bros, già coordinatrice del Centro di Restauro di Villa Manin, svolse senza clamore un'opera straordinaria. Non solo organizzò il recupero del patrimonio artistico ma impostò la scuola di restauro con particolare attenzione alle opere lignee. Per rendersi conto della portata e della qualità dell'impegno non si può che rinviare alle 3847 schede da lei redatte e raccolte nel volume a cura di Gian Carlo Menis, Un museo nel terremoto, GEAP, Pordenone, 1988.

Carlo Comin, esperto di grande viabilità stradale e ferroviaria, ha ribadito come il valore delle infrastrutture realizzate grazie alla ricostruzione post terremoto, abbiano mantenuto e mantengano nel tempo la loro efficacia. Sarebbe quindi possibile integrarle con lo sviluppo di porti adriatici, di Trieste in specie. Il punto di vista, presente già nel piano urbanistico regionale prima del sisma, merita approfondimento perchè potrebbe assegnare un ruolo attivo al Friuli anche nella nuova era della globalizzazione.

Una bibliografia per approfondire i problemi, soprattutto dal punto di vista della sociologia, si può ricavare dai due testi editi nell'occasione del decennale e del ventennale del terremoto: S. Fabbro (a cura di), 1976-1986. La ricostruzione del Friuli, IRES, Udine, 1986; P. Bonfanti (a cura di), Friuli 1976-1996. Contributi sul modello di ricostruzione, FORUM, Udine, 1996. Si deve aggiungere per completezza almeno Igor Londero, Pa sopravivence , no pa anarchie , Forum , Udine 2008 perchè ricorda l'esperienza della tendopoli di Godo a Gemona del Friuli sottolineando un aspetto cui il nostro testo ha solo accennato perchè ha scelto le "tracce topografiche" della ricostruzione come itinerario di ricerca.

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